Gli Dei ritornano – Puntata 49

Ormai era sera, e stavo ancora aspettando Gabriele per potergli dare la mia risposta.
Ero rapito a guardare il paesaggio davanti alla finestra, con le luci soffuse della camera il paesaggio sembrava surreale, eppure lo sentivo c’era qualcosa dentro di me che era attirato da quei giochi d’ombra.
“Buona sera Massimo. Ora è il momento di decidere.”
Non mi ero nemmeno reso conto dell’entrata di Gabriele nella camera, ma non mi girai di scatto, rimasi a fissare il vuoto dalla finestra ancora un po’ e poi voltandomi risposi.
“Si, ormai è ora che decida della mia vita.”
“Non essere così estremo, si tratta solo di una parte di essa.”
“Una parte? Rispondendo alla tua domanda io dovrò rinunciare a tutto il mio passato e a soli 21 anni non è certo facile.”
“Lo so, ma devi anche pensare ora non c’è più nulla da fare, non possiamo cambiare quello che ti è successo in questi giorni.”
“Si, probabilmente è così, eppure non posso che continuare a pensare al perché tutto questo è accaduto proprio a me.”
Il silenzio tra una frase e l’altra era assordante e sempre più indecifrabile.
“Forse un giorno ci o ti sarà dato capire molto di più sui fatti di questi giorni, ma ora puoi solo fidarti. Qual’è la tua risposta?”
Come un orso attirato dal miele mi voltai verso il buio del paesaggio esterno e detti la mia unica risposta possibile.
“Rimango qui con voi.”
Dopo quelle mie parole il silenzio era pesantissimo e Gabriele lo interruppe dopo svariati secondi.
“Allora domani sveglia ore 0800 per la spiegazione di quello che ti accadrà nel prossimo anno e le visite mediche.”
Non disse altro, non aspettò nemmeno una mia eventuale risposta, uscì e basta.
Successivamente ho ripensato più volte a quella mia risposta, pensando al se non avessi detto diversamente forse…
Il problema serio è che anche ora, dopo tutto quello di incredibile, surreale e tragico che mi è capitato a causa di quella risposta, non riesco a vedermi fare un’altra scelta.
Forse è sempre stato tutto scritto dentro di me.

Un mare di occhi in attesa, dubbiosi di quanto appena accaduto e infine l’ovvia riflessione.
“Teddy, ma io speravo ad una vendetta seria, non solo a questo.”
“Come devo farvelo capire, la vera vendetta non è quella di andare a picchiare chi sta offendendo quello in cui credi, o vandalizzare, distruggere proprietà private o pubbliche per il semplice bisogno di sfogarsi.
La vera vittoria avviene quando con il tuo operato riesci a cambiare il pensiero altrui, a fargli capire la tua visione dei fatti e a fargliela accettare o meglio ancora a fargliela prendere come propria.”
“Ma quello che abbiamo fatto in piazza poco fa è stato vandalizzare, o no?”
“Si Nicola, hai ragione, lo è stato, ma quello ci è servito per attirare l’attenzione e ora dobbiamo gestire l’attenzione per dire chiaramente quello che vogliamo. Probabilmente ci saranno delle conseguenze, ma se ci impegniamo possiamo farcela. Mi conoscete, non ho molto da nascondervi e ho ben chiaro in testa quello che voglio ottenere, ma ho bisogno del vostro aiuto. Ho tanta fiducia in voi, come in Massimo, ed è per questo che sto cercando di far valere le mie e spero anche vostre idee.”
Una risposta, bastava solo una risposta per interrompere l’imbarazzante silenzio che si era creato.
“Io sono con te, non ti preoccupare, cosa devo fare?”
Grazie Nicola, il ghiaccio era rotto e un grido quasi unisono si alzò nella stanza.
“Anche io… Conta su di me… Nessun problema…”
Era fatta, ora dovevamo solo darci da fare.
Il fine non giustifica i mezzi, ma quando è troppo è troppo, bisognava agire rapidamente e colpire tutti in maniera incisiva e indelebile.
Eppure un dubbio mi stava attanagliando, ma ormai era tardi, dovevo proseguire fino in fondo senza fermarmi, almeno questo lo dovevo a me e a tutti loro.
Da ragazzo non avrei mai pensato che la vita e le scelte da fare sarebbero state così dure, non sono preparato.