Massima velocità

Mi ricordo come fosse oggi il giorno in cui presi la patente di guida per le automobili.
Mi sembrava di essere diventato finalmente grande, in realtà avevo solo diciotto anni e non capivo assolutamente niente.
Ero cresciuto seguendo le gare di formula 1, rally e tutto quello che riguardava i motori, le trovavo affascinanti, con il loro rumore, il loro aspetto e i duelli mozzafiato a suon di decimi di secondo, curve infinite in appoggio con il gas a manetta cercando di raggiungere l’avversario per poterlo poi superare.
Per me avevano un ché di eroico, commovente e bellissimo.
Adoravo quelle gare e agognavo il tempo di poter essere io il protagonista e far vedere a tutti che anche io ero in grado di farlo.
I primi mesi di patente furono tutto sommato tranquilli non avendo ancora confidenza con la macchina, che fra l’altro era una semplice panda 30, e il vero cambio di stile avvenne dopo il mio diploma delle superiori.
I miei, persone facoltose, decisero di regalarmi una bellissima e potentissima Alfa Romeo 75 quadrifoglio verde.
Uno spettacolo di auto, una cubatura di 2492, impianto di ignezione formidabile e una potenza di 158cv che per l’epoca erano tantissimi.
Subito iniziai ad andare forte, sulle strade normali con i miei amici e ci divertivamo come pazzi fregandocene di tutto e tutti, sembravamo noi i padroni.
Nei mesi successivi trovai lavoro e con i primi stipendi subito inizia a fare personalizzazioni al mio alfone, assetto ribassato, gomme sportive, impianto frenante brembo, volante da corsa di raggiatura ridotta, manopola del cambio sportiva, pedali da gara e poi meditavo di inserire un bellissimo turbo volumetrico che avrebbe fatto schizzare le prestazioni di quel bolide oltre le stelle.
Fortunatamente o sfortunatamente non riuscii mai a vederlo installato, il mio destino venne a prendermi molto prima.
Solita notte del fine settimana passata con gli amici a correre per le strade semi deserte creandoci ipotetici garini fra noi.
Un attimo e tutto finì, ora non ricordo più i particolari, ricordo solo quel povero uomo agonizzante nella sua piccola 500.
A nulla sono valsi i soccorsi degli infermieri accorsi sul posto.
Era un padre di famiglia, che tornava a casa dal suo lavoro notturno per cercare di far quadrare i conti.
Io ero illeso, lì davanti a lui che moriva lentamente, guardandomi disperato.
Da quel giorno non sono mai più andato forte in macchina, lentamente ho dimenticato ma senza mai dimenticare veramente, e sono passato da macchine sportive a famigliari perché anche io sono diventato padre di famiglia.
Ora sono qui sdraiato sul duro e freddo asfalto, con i paramedici che tentano inutilmente di tenermi legato a questa vita.
Io sono perso a guardare quel povero ragazzo che sta causando la mia prematura morte e leggo nel suo volto le stesse paure, angosce e tensioni che anni prima presero me nella sua stessa identica situazione.
Le mie forze stanno venendo meno e stranamente il mio ultimo pensiero non è verso i miei figli, mia moglie, i miei genitori, i miei amici, la mia casa o il mio bellissimo cane, ma e rivolto a quel povero ragazzo che ora dovrà passare tutta la sofferenza che ho passato io.
Mi spiace.