La saga di Evangelion

130922
In vista di questo mercoledì, ci sarà l’evento Evangelion 3.0, ho deciso di parlare un poco di questa serie che per me è stata rivoluzionaria.
Con rivoluzionaria e per me non intendo che sia stata una rivoluzione per tutto il mondo degli anime, dei film d’animazione e della cinematografia, ma che sia proprio stata rivoluzionaria per me, la mia vita e il mio modo di pensare. Forse anche per il fatto che in quegli anni ero predisposto a pormi delle domande diverse e più profonde. All’epoca veniva trasmesso quasi in seconda serata da MTV e io non sempre avevo accesso alla tv così visti alcuni episodi sparsi che non mi avevano troppo colpito, parlandone e discutendone con amici e compagni di classe iniziò la tratta delle videocassette per poter rivedere le puntate perse e riesaminare tutti e 26 gli episodi in ordine canonico.
L’evento fu catastrofico, nella mia mente iniziarono ad affollarsi decine di domande diverse, dalla vita all’amicizia passando per i rapporti interpersonali e quello che ci si aspettava dagli altri, il tutto sempre condito da una frase imperante: “Ma che diamine stanno raccontando!?”
Si perché se mentre nella mia mente iniziavano a formarsi bozzoli di domande profonde, quello che subito balzava all’occhio era l’incredibile complessità della trama che non lasciava speranze di comprensione senza l’aiuto esplicativo dello stesso regista. Quello a cui ero abituato guardando gli anime giapponesi e i più banali classici cartoni era appunta una trama abbastanza lineare in cui tutto era mediamente prevedibile e i buoni e i cattivi erano facilmente distinguibili. Qui in questo anime dell’ormai lontano 1995 invece risiedeva un’ambiguità ed incertezza che non si era mai vista prima di allora. Sfumature e toni di grigio risiedevano nei personaggi che uscivano realmente dallo schermo e potevano prendere vita da gran che erano ben caratterizzati.
Poi arrivarono gli episodi 25 e 26 che, a causa di un taglio repentino di fondi e la chiusura della serie, chiusero l’intero intreccio in un modo inaspettato senza dare alcuna risposta in merito ai precedenti 24 episodi. Ci vollero mesi ed anni per arrivare a capire pienamente il significato profondo di quei due episodi che alla fine chiudevano in maniera superba una serie che era incentrata su tutt’altro rispetto a quello che si credeva.
Nel ’97 e ’98 arrivarono i due film, su forte pressione degli innumerevoli fan che dal termine della programmazione erano andati via via aumentando esponenzialmente, che riassumevano i primi 24 episodi e riscrivevano totalmente gli ultimi due. Diciamo che questi due film lasciavano inalterata l’evoluzione e lo spessore dei personaggi ma creavano più azione e davano maggiori spiegazioni su cosa si era visto prima. Il risultato a mio avviso è stato buono e come variante è stata veramente efficace, anche se continuavo a preferire la versione classica.
Arrivò poi anche il periodo del manga, uno di quei rari casi in cui il manga seguì l’anime anziché generarlo, e le discrepanze sulla continuity iniziarono ad essere veramente troppo rilevanti per non farmi storcere il naso. La storia si preparava per essere riscritta.
Infine, per ora ovviamente, arrivò la quadrilogia che ha praticamente riscritto gran parte dei rapporti interpersonali, ha cambiato lo spessore dei personaggi, ne ha introdotti altri di sana pianta e ha decretato il reboot della saga.
Come avrete ormai capito da tempo io ho una forte allergia per i reboot.
In questo caso poi tutto è supportato dalla visione dei primi due film, del 2007 e 2009, che non mi hanno dato quel senso di completezza, e spessore che la serie originale aveva dato. Troppo frettolosi e che quasi sembravano dare per scontate alcune cose. Ora sono in attesa dell’imminente uscita di questo mercoledì del 3.0 che da un lato mi attira e dall’altro mi terrorizza, perché potrebbe definitivamente decretare la rottura con il passato creando così uno spaccato e in pratica un vero e proprio nuovo film, come se prima non vi fosse stato nulla.
Ultima cosa, la scelta musicale di questa saga è di impatto emotivo incredibile, una delle migliori che abbia mai sentito abbinata agli eventi. La curiosità è che la sigla della serie originale, “Zankoku na tenshi no These” rimase a fine anni ’90 una delle canzoni più ascoltate e cantate nelle discoteche e karaoke giapponesi.