Farfalle, radiazioni e giornalismo


Ancora una volta vorrei parlare di come viene gestita l’informazione nel nostro paese prendendo ad esempio questo articolo, A Fukushima scoperte farfalle mutate geneticamente, in cui mi sono imbattuto per puro caso a ferragosto.
Repubblica, ma probabilmente anche altre testate, ha usato un titolo abbastanza forte e il contenuto dell’articolo può essere allarmante per un lettore anche non troppo esperto come me, sebbene dicano poi che ciò non può essere ancora applicabile all’uomo.
Conoscendo UnicoLab, blog che sta continuando a seguire l’evoluzione della situazione di Fukushima, e GiappoPazzie, blog fatto da italiani che vivono in Giappone, ho deciso di segnalargli l’articolo tramite twitter per vedere se sapevano qualcosa di più in merito.
Fortunatamente viene segnalato l’articolo originale su Nature dove in maniera molto più pacata viene riportato questo titolo: “The biological impacts of the Fukushima nuclear accident on the pale grass blue butterfly”. Come si può notare già dal titolo l’impatto emotivo del lettore è differente rispetto a quello scelto da Repubblica e ovviamente i dati sono molto più completi e scientifici delle sole conclusioni riportate nell’articolo nostrano. Anche solo il modo con cui vengono presentati i dati su nature è molto meno allarmante di quello usato da Repubblica ma per una completa comprensione, poiché non sono un esperto, spero che una mia amica neo laureata in una branca della biologia abbia voglia di intervenire spiegando magari meglio certe cose. Nel frattempo GiappoPazzie mi ha segnalato questo articolo: “Radioactive Mutant Butterflies – Really?” in cui vengono presi in esame discussi i dati dello studio apparsi su Nature. Una classica applicazione del metodo scientifico grazie ad internet.

Quello che è chiaro in questa faccenda è che per l’ennesima volta una redazione giornalistica ha deciso di esaltare i toni dell’informazione probabilmente per cercare di ottenere maggiore visibilità e attenzione dal lettore. Questo a mio avviso provoca nel lettore un continuo alzarsi del livello che porta poi a non fargli percepire più correttamente termini linguistici forti, come tragedia o disastro, legati a veri importanti fatti. Ricordo giusto i terremoti emiliani di cui quasi non si parla più sebbene vi siano molte persone in situazioni appunto tragiche.

Ritornando al discorso delle farfalle devo concludere aggiungendo alcune cose, venute fuori della discussione su twitter con UnicoLab, che a mio avviso andrebbero meglio valutate in questo articolo.

  • Vorrei approfondire la storia del campione di confronto che hanno preso in esame.
  • Esiste uno storico approfondito negli anni su questo tipo di evoluzioni? Perché non l’ho notato e aggiungo che sarebbe il caso fossero avviati studi anche in italia su determinati insetti per futuri confronti in caso di determinati eventi, se già non lo si fa (vedasi Ilva).
  • Non hanno preso in considerazione l’impatto dello sconvolgimento habitat dopo lo tsunami.
  • Perché non fare dei test in laboratorio esponendo farfalle a determinati livelli di radiazioni?
  • Esistono studi analoghi di Chernobyl?

Non sarebbe male avere qualche risposta a queste considerazioni, quindi se qualcuno di voi lettori dovesse saperne di più, me lo faccia sapere che aggiungo al post così da renderlo più fruibile e approfondito.