Gli Dei ritornano – Puntata 105

In bagno c’era già un persona, ma non la guardai nemmeno in faccia, mi diressi al lavandino e mi sciacquai la faccia con acqua gelida, dovevo riprendermi da quanto avevo appena visto.
Le domande su Irina continuavano ad affollarmi la mente, ma dovevo recuperare i dati così entrai nel secondo scomparto sulla destra e mi diressi verso i tre rotoli di carta igienica che appoggiati su di un tavolino alla sinistra del water, i bagni erano proprio d’alta classe.
Sentii una goccia di sudore freddo scendermi dalla tempia e scivolare lentamente lungo la guancia per poi staccarsi e cade per terra.
Non c’era nulla.
La memory card non era lì dove doveva essere.
Uno stato d’ansia sempre più pressante iniziava a prendermi, controllai negli altri scomparti, ma nulla, niente di niente.
Dovevo avvisare il Tenente, non avevo potuto portare nulla per comunicare, le onde radio erano sotto controllo, quindi l’unica possibilità era uscire ed andare dal Tenente che controllava la situazione da un palazzo oltre il parco di neumarkt per informarlo.
Mi diressi verso gli ascensori, ero quasi arrivato quando una sensazione di disagio mi pervase tutto.
Sul momento non ci diedi peso data la mia agitazione, ma poi capii che voleva dire qualcosa, era una profonda sensazione, così ritornai verso il bar in posizione defilata e pochi istanti dopo dall’area riservata iniziarono a sentirsi urli e voci agitate.
Dalla porta uscirono Irina, Rade e i due omoni armati.
In pochi istanti scoppiò il panico, la gente iniziò a correre in tutte le direzioni e non era ancora stato sparato un solo colpo.
I due uomini coprivano Irina e Rade che stavano entrando negli ascensori.
Nessuno però sembrava intenzionato a sparare, ma perché?
In quel momento notai nelle mani di Irina una cosa simile ad un telecomando a rilascio che teneva ben stretto e premuto.
Ovviamente però in tutte le buone famiglie c’è sempre lo stupido e questo non poteva che essere un uomo della sicurezza del ristorante che estrasse la pistola puntandola verso Irina e Rade che stavano entrando in uno degli ascensori.
Un mio scatto rapido e il proiettile finì piantato sul soffitto e l’uomo addosso ad un tavolo.
A quel punto una serie di colpi vennero esplosi da tutte le parti.
Non feci in tempo quasi a girarmi che avevo già un uomo addosso pronto per fermarmi, fortunatamente con lo slancio sono riuscito a farlo sbattere contro una vicina vetrata che non reggendo si ruppe facendolo cadere di sotto.
“Fermi tutti!”
Una voce decretò la fine delle ostilità, io ero in piedi vicino alla vetrata rotta con alle mie spalle sei piani di aria prima di ritrovare la terra, i due uomini che stavano con Irina erano svoltati per terra senza anima e davanti a me mi si paravano bellamente una serie di uomini con armi in mano che mi guardavano minacciosi.
“Era da un po’ che volevo rivederti Marco…”
Sapeva il mio nome, chi era? Ma soprattutto perché dovevo essere così famoso?
“…Io sono il colonnello Baldini e credo che ora avremo un bel po’ di tempo per parlare ora.”
Baldini, quel nome non mi era nuovo, lo avevo già sentito nei corridoi del centro. In quel momento però i miei problemi erano ben altri che uno stupido nome. Avevo solo due scelte a quel punto, una era di fronte a me e l’altra alle mie spalle.
A ripensarci mi domando ancora come mai il mio cervello diede quell’ordine tanto scemo.
Semplice idiozia? Troppi film d’azione? Valutazione errata dei rischi? Voglia di fare il figo?
Più ci ripenso e più penso che fosse quello che dovevo fare punto e basta, non saprei spiegarlo diversamente.
“Mi spiace, ma credo che sarà per un’altra volta.”
Dicendo quello feci un breve salto all’indietro che mi fece oltrepassare il pavimento proiettandomi libero nell’aria a 6 piani d’altezza.

Che diamine sta succedendo nel palazzo?
Baldini?
Dov’è la carabina quando serve?
“CAZZO!!! MASSIMO!!!”
Spero che non ti sia ammazzato perché adesso ti voglio fare del male io.
Sto arrivando Massimo.