Il mondo che non ci è stato consegnato

Negli ultimi giorni si sta parlando del suicidio di Michele, un’uomo di trent’anni, che ha deciso di suicidarsi perché arrabbiato col mondo che non gira a dovere. Vi consiglio di approfondire perché è un argomento molto sentito che spesso in questi anni ha tormentato anche me e ha messo in discussione chi sono.

Ma come fa il “Mondo” a distruggerti o sfiduciarti così?
Tutto è riconducibile a quanto ci è stato insegnato dal mondo liberale ed economicamente in crescita degli anni ’80 e ’90 del millennio scorso.
Più che insegnato direi indottrinato e inculcato, anche in maniera involontaria o indiretta dalla società.
Mi riferisco alla famiglia, alla scuola, alla tv, alla musica. Proprio tutta la cultura di quei decenni.
Un problema principalemente delle generazioni dei paesi ricchi e di famiglie che vivevano bene e a cui mancava fortunatamente poco.

Ma cosa è stato veramente percepito dalla mia generazione?

    Potevamo realizzare tutto quello che volevamo da adulti;
    La formazione scolastica era un modo sicuro per avere successo;
    Rispetto, capacità e meritocrazia erano alla base della società;
    Avremmo sconfitto fame, ignoranza, guerre, molte malattie e accettazione del prossimo.

Questo è quello di cui si permeava quella società, un mondo in crescita, sempre perfetto che avrebbe dato reali possibilità a tutti valutando il prossimo per il suo meglio.
I nostri genitori venivano da una generazione che aveva anche lottato per darci di più e quindi tutto sembrava ormai solido e destinato solo a migliorare.

Allora perché i trentenni di oggi fanno così fatica?
Chiaramente perché nulla di quello con cui siamo cresciuti da piccoli e che ci ha permeato nella nostra educazione era vero. Una tremenda bugia sociale che ci ha distaccato dalla dura realtà di una continua lotta per ottenere risultati ed emergere. Spesso affossati dalla strssa generazione che avrebbe dovuto sostenere e aprire la nostra strada nel futuro della società.
In Italia tutto questo è ancora più pressante che nel resto del mondo perché la società è molto chiusa, non meritocratica e che difficilmente lascia spazio ai giovani, anzi questi vengono percepiti come una minaccia proprio perché portano un cambiamento allo status quo.

La responsabilità di tutto questo ovviamente non è solo delle generazioni più vecchie della mia, ma anche della nostra che non ha dimostrato quell’unità e quella forza che hanno caratterizzato quelle precedenti. Siamo diventati dei lupi solitari che appunto cercano di sopravviere.
Io personalmente da fine anni ’90 ai primi ’10 mi sono impegnato nel sociale e anche nella politica. Ho provato di portare il mio contributo ma con me anche tutti gli altri hanno abbandonato. Non per una sconfitta ma per quella sensazione di essere sfruttati per attrarre altri giovani più che veramente resi partecipi del cambiamento.

Cosa si può fare per evitare di perdere delle generazioni?
La mia generazione non è realmente persa, è semplicemente inascoltata e messa da parte.
Questo si può invertire agendo però tutti assieme sia come persona che come società.

    Creare meno aspettative su di un futuro utopico;
    Ridare peso ai titoli di studio intermedi e non solo alle Lauree;
    Lavori che ridiano stabilità e capacità economiche accettabili;
    Creare percorsi mirati alla formazione della persona e delle sue capacità;
    Impegnarsi nel sociale e nella politica;
    Smettere di pensare alla fama facile da Social Network o Reality;
    Capire che ogni lavoro può essere bello e gratificante se offre incentivi adeguati.

Quel mondo che la mia generazione pensava di avere di diritto non ci è mai stato consegnato e ne mai lo sarà.

Pensando a dove siamo arrivati nella nostra società occidentale. Sempre più chiusa e paurosa, che elegge a capo di un governo, un vecchio xenofobo, antidiverso, invischiato in interessi economici sovrannazionali. Non parliamo poi dell’ascesa di una destra estremista in tantissimi paesei e degna degli anni ’20 o ’30 del secolo scorso.
Praticamente l’esatto opposto di quanto ci era stato inculcato.

La mia generazione vivrà probabilmente sempre con un filo di depressione dovuta a l’alta aspettativa che avevamo del nostro futuro e della mera realtà che ci ritroviamo.
Ma questo non vuol dire che dobbiamo arrenderci e mollare. Possiamo ancora cambiare le cose in meglio.
Bisogna solo ripartire e darsi da fare, smettere di pensare che solo col “macchinone”, l’ultimo telefonino e i vestiti firmati si può essere felici.

Riprendiamoci il nostro futuro!

Però rimbocchiamoci le maniche e diamo il meglio che possiamo, o come dicono i giapponesi … Ganbatte kudasai!

Chiudo con questo video di Shy che da 33enne snocciola il suo pensiero sulla questione.

[youtube=https://www.youtube.com/watch?v=ANDXnGg_bfQ]

P.S. Trovo molto irritante e snervante questa situazione mondiale ma in questo post, modificato integralmente dalla pubblicazione, ho preferito essere più razionale che emotivo. Se volete l’emotività sappiate che … sono fortemente incazzato!