In Time


Quello che salta subito all’occhio del film è che non siamo davanti ad un capolavoro, però è un film che ha fa la sua bella figura.
Non prendo certo in causa in questo giudizio la bravura degli attori, perché al massimo si raggiunge poco più della sufficienza, con un Timberlake che devo ammettere avevo ipotizzato molto peggio e con alcuni arrivi dalla televisione, “White Collar”, “The Big Bang Theory” e “Veronica Mars”, che hanno fatto certo piacere.
Quello che veramente colpisce è la storia e soprattutto l’incipit iniziale. Un mondo dove gli uomini possono vivere in eterno avendo 25 anni ma in cui sono legati ad un’unica moneta di scambio, il tempo che va condiviso tra quello che ti mantiene in vita e quello che ti serve per vivere.
Sembra assurdo ma per me è il classico modus operandi della fantascienza che tratta di argomenti apparentemente assurdi ma che in realtà sono ben radicati nel nostro presente.
Questa allegoria sul tempo/moneta è sicuramente innovativa e rende ancor meglio l’idea di quello che significhi l’attuale capitalismo sfrenato in cui i poveri diventano sempre più poveri e i ricchi sempre più ricchi.
Osservato da quest’ottica il film quindi per me migliora tantissimo come intreccio, perché altrimenti risulterebbe banale e a tratti un po’ noioso o strano.