Gli Dei ritornano – Puntata 146

Mentre Raffaele camminava assorto nei suoi pensieri, probabilmente senza meta, io e Fulvio ci guardavamo attorno alla ricerca di qualche possibile pericolo.
Avevamo imboccato la strada che ci portava a piazza Venezia, e i fori imperiali quando una voce poco distante attirò la nostra attenzione.
“Si, è proprio lui!”
Un gruppetto di ragazzi di non più di 25 anni corse in contro a noi indicando Raffaele. Fulvio si mise davanti, ma Raffaele lo scostò delicatamente.
“Sei stato tu che ieri sera in tv hai…”
I ragazzi erano visibilmente euforici mentre Raffaele era calmo e con un portamento fiero.
“…Sei già stato a parlare con il Presidente della Repubblica?”
“No, anzi la situazione è un po’ complessa. Ci sono militari che sorvegliano la zona e non è bene avvicinarsi. Come vi chiamate?”
Dopo un attimo di sorpresa, forse per i militari, ci presentammo tutti e parlammo della situazione, venne fuori che erano di Roma ed erano venuti per far valere la loro voce. A quel punto Raffaele gli fece una domanda: “Potrei chiedervi un piacere?”
I ragazzi annuirono.
“Vi andrebbe di mettervi a distanza dai militari in modo da avvisare altri evitando che si avvicinino troppo e qualcuno si faccia male?”
Il più mingherlino del gruppo, di cui purtroppo non ricordo più il nome, si rivolse a Raffaele dicendo: “Abbiamo detto che siamo venuti qui perché vogliamo protestare e metterci a disposizione se ci fosse stato bisogno di fare qualcosa. Quindi conta su di noi.”
Sul viso di Raffaele si formò un sorriso di gratitudine, non sforzato, reale che si poteva quasi toccare da gran che era intenso.
“L’importante ragazzi è che non si faccia male nessuno. Non dovete provocare e nemmeno rispondere a provocazioni, se mai dovessero arrivare. Poi mandate la gente all’altare della patria, noi stiamo andando lì. Grazie di tutto.”
“Di nulla.” Risposero assieme, poi con un sorriso stampato in faccia ci superarono e andarono a sistemarsi come da richiesta di Raffaele.
A dire il vero fecero di più, perché chiamarono altri amici e si sparpagliarono nelle vie tutte attorno al quirinale per evitare che in altre zone potesse capitare qualcosa. Ora potrei dire che il resto di quello che accadde in quei giorni è storia ma sarebbe riduttivo e ingiusto visto che io ebbi una posizione privilegiata nell’assistere a quel momento della storia con la esse maiuscola.
Arrivati all’altare della patria ci mettemmo ad aspettare, cosa non era chiaro, però qualcosa sarebbe accaduto e difatti minuto dopo minuto, ora dopo ora, la gente iniziava ad arrivare fino ad essere così tanta da riempire piazza venezia e bloccare il traffico. Hai margini c’erano poliziotti municipali che inizialmente provarono a far disperdere le persone ma che poi preferirono limitarsi a far circolare il traffico in altre strade. I turisti che camminavano in mezzo a tutta quella gente si domandavano che stava succedendo, perché non c’erano bandiere, non c’erano striscioni, c’era solo una massa di gente che quasi sembrava in fila per andare a parlare con una persona.
Quella persona era Raffaele.
Raffaele parlava con tutti, spiegava la situazione, gli obbiettivi che si dovevano raggiungere, le necessità e i bisogni di quella che stava diventando una grande manifestazione. La gente lo ascoltava e poi via che andava con un qualcosa da fare, organizzare, strutturare, gestire. Nel giro di qualche ora arrivarono persone con pane, affettati, acqua donati da negozianti o comprati da partecipanti e messi a disposizione di tutti. C’era una mobilitazione incredibile di persone ed entro sera la gente aveva occupato parte della via dei fori imperiali fino al colosseo, l’inizio di via del corso e limitrofe, il campidoglio. Insomma un’area di 300 metri dall’altare della patria in cui la gente si era più o meno accampata.
Io guardavo senza parole tutto quello che stava accadendo continuando a tormentare la mia mente con una sola domanda. Mi sembrava tutto surreale e incredibile. Ad un certo punto, ormai in piena serata, Raffaele venne da me e iniziammo a parlare. Lui era cambiato enormemente, incuteva forza ed imponenza con un solo sguardo, sembrava traesse energia da tutto quello che stava succedendo anziché perderne. Non sembrava più nemmeno lui, era come fosse diventato una persona che non avevo mai conosciuto ma che avevo sempre percepito in lui come un’ombra. Dava veramente un senso di sicurezza che non avevo mai provato.
“Una bella serata non trovi?”
Stavamo guardando i fori imperiali e il colosseo dall’alto dell’altare della patria, con tutto il rumoreggiare della gente che ci faceva da sottofondo.
“Penso che sia più caldo del normale ed è perfetto visto l’alto numero di persone che si trovano qui e che ormai penso abbiano deciso di dormire all’aperto.”
“Chissà quanti sono, non c’è modo di contarli, ma per la questura saranno si e no un centinaio. Quello che mi preoccupa è che non si vedono forze dell’ordine se non vigili urbani che deviano il traffico.”
“Si effettivamente Raffaele non è una cosa che mi rassicura troppo. Poi sui siti internet di giornali, nei telegiornali nazionali, non sembra che stia accadendo nulla qui a Roma…”
“E invece Marco su internet, nei blog dei partecipanti e molti social network è l’unico argomento di cui si parla. Qualcosa sta per cambiare.”
“Come fai a rimanere così calmo anche ora, se fossi al tuo posto sarei pieno di pensieri, domande e…”
“Piano Marco. Lo sono anche io, solo che ho fede in quello che dovrà accadere. Se la gente è qui è perché ha sentito di dover venire qui. Se io sono qui e ho fatto quello che ho fatto è perché sentivo di dover essere qui ora. Io non sono tanto vecchio, non ho nemmeno trent’anni, eppure devo ammettere che questo è l’unico posto in cui io stia veramente vivendo, come se tutto quello che ho fatto prima fosse finalizzato al raggiungimento di questo momento, tutte le mie esperienze, studi e amicizie si stanno congiungendo in questo frangente. Assurdo anche solo pensarlo, eppure è un qualcosa che non posso descrivere ma che mi avvolge completamente.”
Rimanemmo in silenzio per alcuni minuti guardando tutto quello che avevamo attorno poi Raffaele riprese a parlarmi.
“Vorrei chiederti di fare una cosa particolare per me.”
“Cosa?”
“Dovresti andare a recuperare una sacca rettangolare nel baule della macchina, ma prima rintracciare due persone e assicurarti che non capiti loro nulla.”
“Ma non hai bisogno di aiuto qui? Poi la tua sicurezza? Qui ho tutto l’aiuto di cui ho bisogno…” disse indicando le persone che ci attorniavano “…e non c’è alcun pericolo.”
Come potevo dirgli di no, non era umanamente possibile.
“Va bene, ma chi devo trovare e impedire che si faccia male?”
Lo sguardo di Raffaele si illuminò con un sorriso.
“Prima di tutto ora prova di dormire un po’ che domani sarà una lunga giornata e poi pensa a Benedetta e a Monica.”