Gli Dei ritornano – Puntata 106

Lo ammetto, qualche secondo prima l’idea di buttarmi giù dal sesto piano non mi sembrava così scema, però credo che l’aria fresca e vedere il marciapiede avvicinarsi possano cambiare notevolmente la prospettiva delle cose.
Agitazione, paura e poi il mondo sembrò rallentare improvvisamente, oppure ero io ad essermi velocizzato enormemente.
Mi sembrava di stare in uno di quei cartoni giapponesi sportivi in cui le azioni non finivano mai e i flashback dei pensieri dei protagonisti durava intere puntate.
Mi vedevo riflesso nella parte in vetro dell’edificio mentre scivolavo verso il suolo.
Il mio viso, la mia faccia, le luci riflesse, non mi sembrava di essere nemmeno lì in quel momento.
Finalmente arrivò il momento di verificare praticamente se la fisica a qualche attinenza con la realtà dell’essere umano.
In fin dei conti siamo tutti vettori soggetti alle forze di gravitazione e io più di tutti lo stavo dimostrando cadendo dal sesto piano.
Ora era da verificare se il mio vettore, applicata una forza sufficiente, avrebbe cambiato direzione quanto basta per evitarmi di farmi veramente male o addirittura morire.
Raggruppai le gambe e a circa 4 o 5 metri dal suolo spinsi con tutta la mia forza verso la parete in vetro che mi sfrecciava a poca distanza.
Come già in passato mi era capitato la sensazione di rallentamento svanì istantaneamente e si tramutò in estrema velocità come a voler compensare e riequilibrare l’andamento del tempo.
La fisica aveva vinto anche questa ennesima prova empirica.
Rotolai in mezzo alla strada dove tutto era fermo a causa della caduta di chi pochi istanti prima mi aveva preceduto.
Solo una differenza tra me e lui, io ero vivo, avevo solo fitte alla spalla sinistra, al ginocchio destro e al collo, mentre lui era morto.
La gente mi guardava attonita in religioso silenzio, la vetrata su cui mi ero dato la spinta era esplosa in piccoli frammenti volati sulla folla sottostante.
Irina! Rade!
Uscirono in quel momento dall’entrata, nessuno li guardava, erano tutti concentrati su di me, certamente un bel diversivo il mio.
Iniziai a correre verso di loro cercando di raggiungerli facendo strada tra la gente.
Ed ecco scoppiare l’inferno, nel vero senso della parola.

BOOM!

Un autobus alle mie spalle prese fuoco e raffiche di fucile iniziarono a farla da padrone, io non ero il bersaglio principale per fortuna.
“MARCO! PRENDI!!!”
Il Tenete distante da ma qualche decina di metri e con in mano un M16 mi lanciò una pistola prima di ritornare a sparare.
C’era un bel movimento, più fazioni in lotta per cosa però?
Non avevo tempo di stare lì a preoccuparmi pure di quello, me potevo distinguere bene uomini appoggiare il Tenente che dovevano per forza essere dell’organizzazione.
La gente correva in tutte le direzioni, chi lontano dagli spari e chi invece contro, e io faticavo e non poco a seguire Irina e Rade che nel frattempo si erano infilati in Hohe strasse, la via di tutti i negozi, correndo verso la cattedrale.
Lunga la via e lunga la corsa finché non li persi di vista qualche attimo di troppo.

BANG!

Un colpo sibilò poco dietro la mia nuca, mi buttai in avanti e sparai usando l’istinto verso dove pensavo fosse partito il colpo.
Ero stato preso totalmente alla sprovvista, ma quel colpo forse…
Il mio istinto di sopravvivenza invece aveva fatto centro.
Era bastato un rapido e fugace sguardo nella penombra e il mio colpo era andato brutalmente ed inesorabilmente a segno.
Rade, con una faccia terrorizzata, era in piedi vicino al corpo di Irina accasciata al suolo.
L’avevo colpita nel collo troppo vicino alla carotide.
Era morta praticamente sul colpo.