Gli Dei ritornano – Puntata 102

“Allora signori, come procediamo con le analisi e le ipotesi? I dati e il campione di sangue recuperati dal nostro Julius sono serviti a qualcosa?”
A quella domanda retorica seguirono una serie di commenti di elogio nei confronti di Julius Rade da parte di tutti i tecnici, ricercatori e scienziati presenti.
“Quindi può andare fiero di quello che ha fatto, poi penso che il suo regalo sia più che abbondante vero?”
“Certamente il regalo è stato molto generoso da parte vostra e posso dire che quello che ho visto oggi mi ha impressionato molto. Farò in modo che il vostro progetto di super uomo possa essere adeguatamente valutato e approvato da vari governi dell’ONU. Ovviamente però per la matematica certezza bisognerebbe avere qualche incentivo maggiore e magari qualche dettaglio avanzato sugli esperimenti sin qui condotti. Quanto è avvenuto al torneo ha sconvolto un po’ alcuni interessati.”
“Certamente Julius, le faremo avere dettagli in previsione del prossimo incontro che tra qualche settimana che faremo a Köln con tutti gli interessati. Ovviamente lei non può mancare.”
“Certamente Colonnello, non mancherò per nulla al mondo.”
“Prego, ora la faccio accompagnare alla sua auto dalla sicurezza. Arrivederci.”
“Arrivederci Colonnello Baldini.”
Dopo quel saluto i due presero strade opposte e qualche metro dopo, sotto voce Baldini si rivolse al suo assistente.
“Quando avremo raggiunto l’accordo con i vari stati dobbiamo eliminarlo assieme alla sua famiglia, sa troppe cose e a noi non piace la gente che sa troppo vero?”

Il tempo aveva iniziato a volare, le settimane passavano come giorni e i mesi come settimane.
Si stava ormai avvicinando inesorabilmente il tempo della terza prova.
A dire il vero, non sapevo cosa aspettarmi poiché variavo da esercizi di teatro a studi scientifici passando per l’esercizio fisico e l’addestramento alla guida di diversi meccanici.
Quello ricordo di certo è che guidare macchine sportive nelle piste simulate mi stava facendo venire una discreta voglia di correre veramente in una qualche gara, ma tutto questo era l’unica nota positiva dovuta alla mia forse immensa voglia di competizione.
Il live motive di quel periodo però era soltanto uno, il mio minimo impegno per raggiungere i risultati che volevano.
Ovviamente i miei risultati erano ancora molto alti, ma più allineati a standard normali di apprendimento, almeno così potevo intuire tra i discorsi e le voci che sentivo di sfuggita tra il tenente, il dottore, il sergente o i vari responsabili delle mie attività.
Mi vedevo con i ragazzi, stavo con loro e mi divertivo anche, però sentivo che mi mancava qualcosa, ero un po’ ritornato come i primi giorni all’interno del Centro, mi sentivo rinchiuso tra quelle mura, iniziava a mancarmi l’aria, volevo agire di testa mia, fare quello che ritenevo più opportuno.
Una sottile dose di depressione mi aveva colpito in pieno volto e tutto quello che stavo facendo mi sembrava inutile e senza senso, come per esempio uno stupido corso di recitazione in cui mi dovevo immedesimare in personaggi assurdi e stupidi, poi una serie di esercizi ed esempi di pratiche di spionaggio che sapeva tanto di 007 for dummies.
Gli alti ragazzi provavano a farmi divertire e pure qualche seduta con lo psicologo del centro non me la tolse nessuno, però ero proprio io che non volevo essere troppo aiutato quindi bene o male si dovettero accontentare.
Pure il professor Sgarzi mi disse qualcosa di pungente in più di uno dei nostri tanti pranzi assieme.
Intanto io andavo avanti con la speranza che prima o poi avrei potuto andarmene per la mia strada a fare come volevo io, almeno per una volta nella mia vita.