Gli Dei ritornano – Puntata 85

La giornata si preannunciava bella e calda, l’ideale per una scampagnata sul gran sasso assieme agli altri ragazzi del centro.
Quando mi videro arrivare le loro reazioni furono di pura sorpresa, non si aspettavano proprio che sarei andato con loro, effettivamente nemmeno io lo avrei mai pensato, fu una decisione improvvisa.
Ero titubante se andare o meno, avevo voglia, ma qualcosa mi frenava, la paura di essere giudicato, di non essere all’altezza delle loro aspettative.
Avevo già passato del tempo con loro e avevo già fatto un giro per il gran sasso assieme a loro, però c’era qualcosa di nuovo che mi metteva ansia.
Io avevo quasi 22 anni e loro andavano dai 12 di Luca, il più piccolo, ai 18 del più grande Fulvio. Mi sentivo quasi come se fossi dovessi essere per forza una guida o un esempio per loro.
La notte fu tormentata, con strane immagini che si mischiavano nella mente.
Alla fine decisi di andare spinto da uno strano impulso che andava anche contro quello che pensavo.
Dopo i primi momenti di relativo imbarazzo e di vuote parole di circostanza, il ghiaccio iniziò a sciogliersi, i ragazzi iniziarono a scherzare e a parlare di loro stessi, delle loro giornate, dei loro problemi, ma il vero centro del discorso ero io.
Fulvio guidava il gruppettino a qualche metro di distanza e Luca lo faceva sempre arrabbiare, si vedeva che Luca giudicava Fulvio una specie di sua guida.
Seguivano poi Brunetta e Michael che sembravano molto presi dai loro primi tentativi di approccio e scambiavano solo di tanto in tanto alcune battute con noi altri.
Infine una piccola bolla di chiacchere che accerchiava tutti noi altri, con Alberto, Natasha, Mei Mei e Guido che mi riempivano di domande, mentre gli altri forse un po’ più titubanti stavano ad ascoltare.
“…quindi veramente bello. Se chiudo anche adesso gli occhi posso vedere quei bellissimi e rilassantissimi paesaggi Tibetani. Ma voi non gli avete visti?”
“No Marco, noi non facciamo le prove che fai tu, il nostro addestramento è più diluito e francamente non so proprio come tu possa fare a seguire quei ritmi di cui ci hai parlato.”
La voce di Guido era proprio grossa e forte per un ragazzo di 15 anni, ma forse la sua stazza aiutava.
“Ma sai Guido, alla fine non è così duro, ci si abitua.”
“Si ho capito, ma non hai tempo per fare altro nella giornata, tutto dedicato al centro. Noi facciamo anche altro, ogni tanto usciamo la sera o facciamo delle cammiate come oggi. Non hai Hobby? Una famiglia da vedere? …”
Intervenne bruscamente Mei Mei ad interrompere Guido.
“Appunto, non hai amici? Una ragazza? Noi ogni tanto torniamo a casa.”
Sul momento non ci feci molto caso, ma quel ‘una ragazza’ sembrava proprio ben marcato dal tono della femminile voce di Mei Mei.
Effettivamente Mei Mei aveva compiuto da poco 17 anni e non era nemmeno niente male dal punto di vista fisico, con quei lineamenti asiatici non troppo marcati e poi sembrava pure molto sveglia e intelligente, ma lì nel centro lo erano praticamente tutti.
“A dire il vero…”
Voltai di scatto la testa verso il cielo sopra la vallata, in quel momento ci trovavamo a camminare su di un sentire largo qualche metro con da una parte la roccia che saliva e dall’altra la roccia che scendeva di qualche decina di metri quasi in maniera molto repentina.
“Cosa c’è? Che succede?”
Una strana sensazione iniziò a prendermi, però non vedevo assolutamente nulla se non il cielo azzurro e qualche nuvola.
“No, nulla di strano, solo una stana sensazione.”
“Ok, quindi cosa stavi dicendo?”
Si faceva sotto Mei Mei sempre più incalzante.
“Nulla di particolare…”
Una forte sensazione di calore seguita da ansia e paura mi prese praticamente di sorpresa.
“TUTTI CONTRO LA PARETE PRESTO!”
Non feci in tempo a gridare quella frase che un roboante tremore iniziò a scuotere tutta la terra che ci circondava.
Senza rendermene conto e senza sapere il perché iniziai a correre verso Fulvio e Luca.
Luca era rimasto vicino al bordo e le oscillazioni del terremoto iniziarono a far cadere i primi sassi dalla montagna.
Uno di questi colpì alla schiena il barcollante Luca che perdendo definitivamente l’appoggio iniziò la caduta dal sentiero.
Fulvio provò d’istinto di allungare la mano prenderlo, ma per pochi centimetri mancò la presa.
Io ormai ero a pochi passi e senza riflettere e con l’adrenalina a mille mi lanciai alle spalle di Luca.
Quegli attimi li ricordo come interminabili, i secondi non ne volevano sapere di scorrere.
Riuscii a dare una spinta con le braccia a Luca che gli permise di aggrapparsi al bordo del sentiero.
In quei momenti pensai a tantissime cose, Luca che era in salvo, il terremoto che doveva essersi fermato, gli altri che sembrano stare bene, ma ben presto una ironica quanto stupida domanda prese il sopravvento su tutto.
Ma gli uomini sanno volare?