Gli Dei ritornano – Puntata 72

Quella discussione col dottor Gervasi mi aveva proprio irritato e il mal di testa mi dava ancora meno tregua.
Decisi quindi di andare direttamente a letto e di provare a rilassarmi con un po’ di musica, un bel sonno e una delle pillole datemi dal dottore.
Mi fregai di controllare le mie cose e modificare un po’ lo zaino per l’esame, visto che mi erano venuti in mente dei cambiamenti anche grazie all’esperienza pomeridiana della passeggiata fra i monti e andai direttamente a letto.
La musica di Enya è sempre stata molto rilassante per me e lentamente potevo sentire il mio fisico lasciarsi abbandonare a Morfeo, ma il mio cervello resisteva, pulsava e non la smetteva di ragionare, numeri, variabili, luoghi, sensazioni, situazioni, tutto senza senso.
Avrei potuto capire durante un sogno, ma con ancora il cervello bello sveglio proprio non capivo e continuavo a ripetermi che qualcosa non quadrava, era sbagliato e senza senso.
Poi…
Una sensazione strana, di ovattamento, tepore e relax iniziò lentamente a prendere il sopravvento e mi abbandonai ad un sonno privo di pensieri o sogni.
La pastiglia stava avendo effetto, o almeno è sempre stata per me la risposta più ovvia, e finalmente stavo riposando nel sonno dei giusti.
Durante la notte ad un certo punto fui richiamato ad una semi veglia prima da un colpo di tosse, poi un altro e infine un altro ancora.
La gola era secca, potevo sentire la lingua sfregare sul palato come carta vetrata, ma ero intontito e sentivo le palpebre pesanti, non volevo proprio aprirle.
Una serie infinita di colpi di tosse, non riuscivo a smettere e come un automa mi alzai alla cieca barcollando e mi diressi dove pensavo essere la porta della mia stanza, volevo uscire.
A fatica, tra un colpo di tosse e l’altro, trovai la maniglia della porta.
Potevo sentire il battito cardiaco accelerato e un’ansia crescermi dentro, ma mi sentivo intontito e debole, volevo solo abbandonarmi nuovamente al sonno.
Aprii la porta e provai a socchiudere gli occhi con le poche forze che mi stavano rimanendo e vidi uno sprazzo di luce.
Poi il nulla.
La prima cosa che ricordo dopo è una brezza fredda e pungente che da prima mi accarezzava il viso e poi tutto il corpo seguita rapidamente da un brivido con relativa pelle d’oca.
Il risveglio non fu effettivamente traumatico, ma quando aprii gli occhi la mia incredulità era pressoché totale.
Una luce chiara e forte, un cielo limpido e sereno e montagne impervie tra una vallata e l’altra.
Il respiro era affannoso come alla raccolta di ogni singola particella di O2 presente nell’aria.
Ovviamente non ero più nel centro, almeno così tutto poteva far pensare un uomo appena svegliatosi da uno strano e vuoto sonno.
Solo due domande mi attraversarono la mente come fulmini nella notte, dove diamine ero e che cavolo dovevo fare oltre a sopravvivere?
Nel giro di pochi secondi ebbi una risposta ad entrambe le mie domande.