Gli Dei ritornano – Puntata 4

Gli attimi che seguirono furono infiniti sebbene istantanei.
Il bicchiere si era rotto soltanto dopo essere caduto sull’asfalto, ma l’impronta nella nuca del primo uomo ormai l’aveva fatta.
Mi ritrovavo quasi a terra per cercare di raccogliere la pistola che era caduta di mano all’uomo che avevo appena colpito.
Il secondo uomo rimasto interdetto dalla mia azione ha esitato quei pochi istanti ad estrarre la pistola che mi hanno permesso di recuperare quella del suo compagno.
BANG !
Il primo sparo era diretto contro di me, mi colpì di striscio alla spalla sinistra, ma era come non essere stato colpito, non sentivo alcun dolore.
Ora non avevo il tempo per ringraziare i miei Dei di essere ancora vivo, dovevo sparare.
BANG !
Ebbi più fortuna e il mio colpo lo colpì in pieno petto, l’uomo cadde a terra ma non era ancora finita.
L’uomo in macchina stava fuggendo, non potevo lasciarlo scappare.
Mi alzai di scatto e corsi verso la strada principale passando in mezzo al piccolo giardino.
L’uomo in macchina per riuscire a fuggire doveva fare un giro più lungo del mio, così quando arrivò sulla statale io ero lì al lato della strada ad aspettarlo, lo vedevo benissimo e iniziai a svuotare il caricatore contro quella che ora riconoscevo essere una ford focus.
Fortunatamente i colpi lo centrarono e la macchina sterzò andandosi a schiantare contro un’albero a meno di 2 metri da me.
Qualche attimo in più e ora probabilmente sarei morto.
Forse il mio Dio mi stava proteggendo, oppure era la classica fortuna dei principianti.
Cos’era questa senzazione, aria fresca nei polmoni, stavo nuovamente respirando.
In tutti quegli attimi probabilmente ero rimasto in apnea, non so come sia riuscito a farcela, forse solo grazie all’adrenalina.
La ragazza !
Dovevo tornare dalei e vedere come stava, ma prima controllai le condizioni dell’uomo al volante.
Mi avvicinai e vidi sangue che sgorgava sia dal petto che dal collo, non penso si potese fare molto per salvarlo.
Di corsa tornai indietro e vidi la ragazza a terra che piangeva, gli altri 2 uomini erano a terra e sembravano morti.
Controllai il battito e quello a cui avevo sparato era sicuramente morto, la chiazza di sangue sull’asfalto era molto evidente, pure l’altro era andato, aveva lo stampo del fondo del bicchiere sulla nuca e non era certo una bella cosa da vedere.
Mi avvicinai alla ragazza che piangeva a terra disperata, ora la riconoscevo, era Claudia la figlia di un noto imprenditore di zona attivista politico.
Cosa dovevo fare ? Istintivamente le appoggiai una mano sulla spalla e lei in tutta risposta mi abbracciò stretto al collo e mi disse con quel poco fiato che le rimaneva in gola:
“Grazie” poi si mise nuovamente a singhiozzare stringendomi forte.
Quel grazie era meglio di tanti altri ringraziamenti che avevo avuto in vita mia.
Solo in quel momento mi resi conto che ci saranno state almeno 30 persone poco distanti da noi che ci guardavano allibite, sconcertate e immobili e fra queste vi era pure Monica che mi stava guardando con la faccia più sconvolta fra quelle di tutti i presenti.
In quell’istante sentii dei forti spasmi allo stomaco, era l’ansia e l’adrenalina che stavano venendo a batter cassa.
Lasciai l’abbraccio di Claudia e mi avvicinai ad un’albero, non resistevo più, iniziai a vomitare l’anima.
Solo in quel momento iniziai a sentire la ferita di striscio sulla spalla pulsare e farmi un male insopportabile.
Quel dolore nel mio cervello fu come una sirena di allarme, ripresi coscenza di me e compresi quello che avevo appena fatto.
Avevo ucciso 3 uomini praticamente a sangue freddo.
Raccolsi la pistola ancora carica da terra, misi la sicura e la infilai in tasca.
Guardai Monica, mentre altre persone si stavano avvicinando a Claudia per soccorrerla, il suo sguardo era impietrito, come se guardandomi avesse visto il Dio del male in persona.
“Addio” le dissi, mi voltai e iniziai a correre verso la mia macchina.
La misi in moto e me ne andai da quel posto.
La mia vita non sarebbe mai più stata la stessa.